La crescente attenzione alla pulizia e all’igiene degli ambienti domestici e pubblici ha posto molta enfasi sull’uso dei disinfettanti, sia industriali che realizzati in casa. L’efficacia delle soluzioni fai da te è però spesso oggetto di discussione, soprattutto in confronto ai prodotti professionali già pronti all’uso e certificati. Il tema richiede una valutazione accurata delle modalità di preparazione, dei principi attivi utilizzati e dei limiti di sicurezza delle pratiche casalinghe.
La differenza tra igienizzazione e disinfezione
Molte persone tendono a confondere il concetto di igienizzazione con quello di disinfezione, ma tra i due esiste una netta differenza. L’igienizzazione consiste nell’eliminare la maggior parte dello sporco, dei microrganismi e delle impurità dalle superfici mediante la pulizia, solitamente con acqua e sapone. La disinfezione, invece, si riferisce a un processo più mirato volto all’abbattimento della carica batterica e virale, riducendo il rischio di contagio e infezioni. In questo secondo caso entrano in gioco sostanze capaci di neutralizzare o distruggere una vasta gamma di microrganismi patogeni presenti su superfici e oggetti.
Sebbene una corretta pulizia sia il prerequisito fondamentale per un’efficace disinfezione, quest’ultima necessita della presenza di specifici principi attivi certificati. Sostanze come l’alcol etilico e la candeggina sono tra le più utilizzate sia a livello domestico sia industriale grazie alla comprovata azione germicida e virucida su ampia scala.
L’efficacia dei disinfettanti fai da te: cosa dice la scienza
La popolarità dei disinfettanti fai da te si è sviluppata soprattutto in concomitanza con la scarsità di prodotti industriali in periodi di emergenza sanitaria. Ma sono davvero efficaci? Il punto cruciale sta nella composizione chimica e nelle corrette proporzioni dei principi attivi.
I disinfettanti a base di alcol etilico risultano efficaci soltanto se impiegano una concentrazione compresa tra il 60 e l’80%, come raccomandato da enti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’alcol, se utilizzato puro, tende a evaporare troppo rapidamente e può parzialmente proteggere le membrane degli agenti microbici invece che distruggerle. Una soluzione idroalcolica ben formulata consente invece una permanenza maggiore sulla superficie, garantendo il tempo di contatto necessario per eliminare batteri e virus.
È essenziale sottolineare un punto importante: l’efficacia dei disinfettanti “fatti in casa” è direttamente collegata al rispetto preciso di dosaggi e procedure. Errori di misurazione, contaminazione degli ingredienti o l’impiego di sostanze non idonee possono vanificare la funzione protettiva della soluzione ottenuta, esponendo a rischi per la salute.
Un altro elemento fondamentale è il tipo di agente patogeno che si desidera eliminare. Mentre molte sostanze naturali come limone o aceto vantano una discreta azione antibatterica, risultano di gran lunga meno efficaci nel contrasto ai virus o ad agenti più resistenti. Solo prodotti approvati secondo standard come la norma EN 14476 garantiscono un reale effetto virucida.
La ricetta dell’OMS: il gold standard per l’autoproduzione
Tra le numerose ricette di disinfettanti circolate in rete, quella ufficiale proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta di fatto lo standard più affidabile per sicurezza ed efficacia. Questa formula, impiegata nelle strutture sanitarie di tutto il mondo, consente la produzione di un disinfettante idroalcolico efficace sulle superfici e sulle mani, a condizione che vengano rispettati tutti i passaggi e le precauzioni.
Di seguito la ricetta ufficiale dell’OMS per 1 litro di prodotto:
- Alcol etilico 96%: 833 ml
- Acqua ossigenata 3% o 10 volumi: 42 ml
- Glicerolo 98%: 15 ml
- Acqua distillata o bollita e raffreddata: 110 ml
L’alcol rappresenta il principio attivo germicida, mentre l’acqua ossigenata svolge principalmente la funzione di eliminare eventuali spore batteriche che potrebbero essere presenti nei contenitori. Il glicerolo viene aggiunto per ridurre il potenziale effetto irritante dell’alcol sulla pelle, fungendo da emolliente. L’acqua distillata o bollita serve a diluire la miscela fino a raggiungere la concentrazione voluta.
Preparazione e attenzioni per la sicurezza
La preparazione di un disinfettante fai da te efficace richiede attenzione a diversi punti fondamentali affinché la miscela risulti realmente attiva e, soprattutto, sicura sia per chi la utilizza sia per chi la prepara.
Procedimento raccomandato
Il processo di preparazione deve essere svolto preferibilmente in un ambiente ben ventilato, lontano da fonti di calore o fiamme libere, poiché l’alcol è altamente infiammabile. La sequenza prevede di miscelare prima l’alcol con il glicerolo e, solo dopo, aggiungere acqua ossigenata e acqua distillata. Dopo aver mescolato la soluzione in contenitori accuratamente puliti e possibilmente sterilizzati, è importante lasciarla riposare per almeno 72 ore prima dell’uso. Questo intervallo di tempo consente alla componente ossidante di neutralizzare eventuali spore batteriche presenti nei contenitori, aumentando la sicurezza igienica.
Un altro aspetto cruciale riguarda la conservazione: la soluzione deve essere tenuta in contenitori ben chiusi, preferibilmente opachi, per prevenire l’evaporazione dell’alcol e il deterioramento delle proprietà igienizzanti.
Limiti dei disinfettanti fai da te
Sebbene la ricetta dell’OMS sia stata ampiamente diffusa e abbia dimostrato una buona efficacia contro una vasta gamma di patogeni, è doveroso sottolineare che i disinfettanti professionali sono sottoposti a rigorosi test di laboratorio, controlli di qualità e normative stringenti che ne garantiscono standard elevati di sicurezza ed efficacia. Un disinfettante “artigianale”, seppure ben preparato, non può offrire la stessa garanzia in termini di stabilità, purezza e ampiezza d’azione.
Inoltre, nonostante l’utilità in condizioni di emergenza, l’OMS stessa sottolinea che le formulazioni casalinghe vanno considerate esclusivamente come “misure temporanee e di emergenza”, non come alternative permanenti ai prodotti certificati e industriali.
Caratteristiche e vantaggi dei disinfettanti professionali
I disinfettanti professionali sono realizzati all’interno di filiere controllate che prevedono test di stabilità, composizione chimica rigorosa e certificazioni secondo standard internazionali. Questi prodotti riportano in etichetta la specifica degli agenti patogeni sui quali sono realmente attivi (battericidi, fungicidi, virucidi) e le condizioni di utilizzo ottimali.
Un disinfettante industriale, oltre a garantire la massima omogeneità del principio attivo e la completa assenza di contaminanti, offre risultati costanti anche nella protezione da agenti patogeni particolarmente resistenti, come alcune forme virali o spore batteriche. Inoltre, molti prodotti destinati a usi professionali o ospedalieri sono formulati per evitare residui tossici, reazioni avverse o allergie cutanee.
Perché scegliere prodotti professionali
- Offrono documentazione sulla concentrazione e attività dei principi attivi
- Vengono testati in laboratorio su una vasta gamma di microrganismi
- Garantiscono la tracciabilità della filiera e delle materie prime
- Rispondono a normative come la EN 14476 per la valutazione dell’attività virucida
- Sono spesso formulati per ridurre il rischio di allergie, irritazioni o effetti indesiderati
I prodotti professionali, dunque, rimangono la scelta più sicura e affidabile, soprattutto nelle situazioni dove il controllo microbiologico deve essere garantito al massimo livello.
Per approfondimenti tecnici, concetti come la definizione di disinfettante e i diversi meccanismi d’azione sono ampiamente documentati in letteratura scientifica e normativa europea.
In sintesi, il disinfettante fai da te può rappresentare una soluzione temporanea e valida se preparato seguendo scrupolosamente le linee guida internazionali, ma non equivale in termini di sicurezza, efficacia e controllo qualitativo ai prodotti professionali sviluppati per la disinfezione sistematica e su larga scala. Una scelta informata tra le due opzioni dovrebbe sempre considerare il contesto di utilizzo, la tipologia di patogeni presenti e le necessità reali di protezione di persone e ambienti.