Negli ultimi anni, la questione dei prezzi medi degli esami di screening nel sistema sanitario italiano è stata al centro dell’attenzione sia per i cittadini che per gli esperti di politica sanitaria. I costi sostenuti per effettuare esami preventivi, come quelli dedicati allo screening oncologico o cardiovascolare, rivestono un ruolo fondamentale nella fruibilità e nell’accessibilità dei servizi di prevenzione oltre che nella sostenibilità economica complessiva del Servizio Sanitario Nazionale.
Andamento storico e panorama attuale
I costi sostenuti dai cittadini per gli esami di screening sono stati, fino al 2024, estremamente variabili in tutta Italia, a causa di una gestione regionale dei tariffari. Le Regioni, infatti, hanno aggiornato in autonomia l’elenco di prestazioni e i relativi prezzi, con differenze anche marcate per le stesse tipologie di esame. È solo a partire dal 2025 che, con l’adozione di un tariffario unico nazionale, si è puntato a uniformare i prezzi su tutto il territorio, riducendo le storiche disparità regionali.
Secondo recenti dati, la tariffa per una prima visita specialistica è passata in media da 24,12 euro a 25 euro (+3,6%), mentre altri esami di primo livello, come l’elettrocardiogramma, hanno visto una leggera riduzione, da 12,60 euro a 11,60 euro (-3,8%). Altri esami comuni nello screening, come la radiografia del torace e l’ecografia dell’addome inferiore, hanno subito una diminuzione delle tariffe rispettivamente del 12,3% e dell’1,4%. I costi dei ticket per la visita di controllo sono invece aumentati più sensibilmente (+13,5%) .
Le differenze tra accesso spontaneo e programmi organizzati
Un aspetto rilevante riguarda la distinzione tra screening organizzato dalle aziende sanitarie e l’accesso spontaneo dell’utente agli esami diagnostici. Studi condotti tra il 2009 e il 2011 hanno dimostrato che il ricorso ai programmi organizzati consente una notevole riduzione dei costi rispetto alla modalità spontanea. Nei programmi organizzati, ad esempio per lo screening mammografico, il costo medio per esame è stato calcolato in 55,5 euro, contro i 91,7 euro di una mammografia effettuata fuori dall’organizzazione strutturata dei programmi pubblici (una differenza di circa il 65%) .
Questa riduzione è attribuibile sia all’efficienza organizzativa, sia alla presenza di filtri e linee guida che limitano l’effettuazione di esami superflui. Nei pochi casi in cui non sono state riscontrate differenze sostanziali, come presso l’ISPO di Firenze, la similitudine tra i costi è dovuta a un protocollo gestionale simile sia per l’accesso organizzato che spontaneo. Questi dati sottolineano l’importanza di promuovere la partecipazione ai programmi di screening su larga scala, anche in un’ottica di contenimento della spesa sanitaria e di razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse.
Elementi che influenzano l’andamento dei prezzi
L’incremento o il calo dei prezzi degli esami di screening dipende da molteplici fattori:
- Aggiornamento del tariffario nazionale: l’adeguamento del tariffario a livelli unificati per tutto il Paese ha comportato in alcuni casi aumenti e in altri riduzioni dei prezzi rispetto alle precedenti quote regionali.
- Innovazione tecnologica: L’introduzione di nuove apparecchiature e metodiche diagnostiche può incidere sui costi, a seconda se queste comportano efficienze operative o costi maggiori di gestione.
- Politiche di prevenzione: Il potenziamento o la riduzione degli investimenti nei programmi di prevenzione può determinare variazioni nei prezzi medi, tramite il ricorso maggiore o minore a economie di scala.
- Inflazione e costi generali della sanità: Incrementi nel costo dei materiali sanitari, delle risorse umane e delle tecnologie diagnostiche tendono a riflettersi sulla tariffazione degli esami.
Prospettive future e impatto sul cittadino
Con l’introduzione dal 2025 del tariffario unico nazionale, si attende una progressiva riduzione delle differenze territoriali, che in passato potevano penalizzare i cittadini di alcune regioni rispetto ad altre. In alcuni casi, però, chi è residente in regioni dove i tariffari precedenti erano particolarmente bassi si è trovato a fronteggiare piccoli aumenti, mentre dove questi erano più elevati si è assistito a un contenimento o a una riduzione dei costi.
La stabilizzazione dei prezzi degli esami di screening sul territorio nazionale rappresenta un passo avanti nella prevenzione precoce, facilitando l’accesso ai programmi di diagnosi e, potenzialmente, migliorando la salute pubblica. Permangono tuttavia differenze legate all’esenzione dal ticket: negli screening oncologici organizzati, le fasce di età invitate sono solitamente esenti da pagamento, mentre per gli esami richiesti su base personale resta in vigore la quota fissa. Questo aspetto contribuisce ulteriormente a favorire la partecipazione ai programmi gratuiti e uniformati.
Va inoltre rimarcato che i programmi organizzati di screening restano lo strumento economicamente più vantaggioso, come testimoniato dai dati disponibili. La razionalizzazione e l’ottimizzazione delle risorse, insieme all’incentivazione della partecipazione, risultano le strategie più efficaci per garantire prevenzione di massa a basso costo sostenibile.
Nel complesso, si può affermare che i prezzi medi degli esami di screening non hanno subito aumenti generalizzati negli ultimi anni, ma piuttosto una lieve rimodulazione e una sostanziale razionalizzazione. L’adozione del tariffario nazionale uniformato ha portato a piccoli aumenti per alcune prestazioni (soprattutto visite di controllo), una lieve diminuzione per altre (come esami di diagnostica per immagini di base) e una generale maggiore chiarezza per l’utente. Rimane fondamentale promuovere una cultura della prevenzione che privilegi l’accesso ai percorsi organizzati rispetto agli esami richiesti in modo arbitrario, con vantaggi sia per la salute individuale sia per la sanità pubblica.