Cerchi di lavare le mascherine protettive? Ecco perché è pericoloso e non funziona

Nel corso degli ultimi anni, la gestione delle mascherine protettive è diventata fondamentale per la salute pubblica, soprattutto durante periodi di emergenza sanitaria. Si è dunque diffusa la tentazione di lavare e riutilizzare le mascherine monouso per risparmiare o per ragioni pratiche. Tuttavia, numerosi studi e le stesse linee guida delle autorità sanitarie mettono in guardia contro questa pratica, spiegando che è non solo inefficace ma anche potenzialmente pericolosa per la salute individuale e collettiva.

Tipologie di mascherine e loro caratteristiche

Esistono diverse tipologie di mascherine attualmente in commercio, tra cui le mascherine chirurgiche, le FFP2 e FFP3, e i dispositivi in tessuto lavabile. Le mascherine chirurgiche e le FFP2/FFP3 vengono generalmente realizzate con più strati filtranti di materiale non tessuto (TNT); la loro capacità di bloccare patogeni, polveri e particelle è dovuta proprio alla complessa struttura di questi strati e al trattamento elettrostatico che ne potenzia l’efficacia filtrante.

Al contrario, le mascherine in tessuto lavabile sono appositamente pensate e testate per resistere a diversi cicli di lavaggio senza perdere completamente la propria efficacia filtrante. Tuttavia, il ciclo di vita di una mascherina lavabile è limitato e il suo utilizzo generale è di tipo comunitario, non sanitario.

Perché lavare le mascherine protettive è pericoloso

La pericolosità del tentativo di lavare le mascherine monouso deriva principalmente dal fatto che il lavaggio con acqua, sapone o altri disinfettanti può alterare la struttura del materiale filtrante. Le mascherine FFP2 e FFP3, ad esempio, perdono la carica elettrostatica fondamentale per bloccare efficacemente virus e particelle sospese nell’aria. Questo significa che, dopo il lavaggio, la mascherina potrebbe avere un aspetto pulito, ma non offrirebbe più la stessa protezione per cui è stata progettata.

Alcuni rischi principali includono:

  • Perdita di efficacia filtrante: Il tessuto e i materiali interni si degradano, portando a un’esposizione non protetta ai patogeni.
  • Proliferazione batterica: Se la mascherina non è completamente asciutta dopo il lavaggio, si può creare un ambiente ideale per la crescita di batteri e muffe.
  • Falsa sicurezza: Utilizzare una mascherina apparentemente pulita ma non realmente efficace espone al rischio di contrarre infezioni respiratorie.

Le stesse autorità sanitarie raccomandano di non riutilizzare o lavare le mascherine monouso. Nel caso di dispositivi lavabili, bisogna seguire rigorosamente le istruzioni del produttore, limitando il numero di lavaggi e utilizzando esclusivamente i detergenti consigliati.

Le differenze tra lavaggio e igienizzazione

Un errore frequente consiste nel confondere la semplice pulizia delle mascherine con la loro reale igienizzazione. Mentre pulire significa rimuovere sporco e tracce visibili, l’igienizzazione implica la rimozione (o inattivazione) di agenti patogeni. I detergenti troppo aggressivi (aceto puro, candeggina, collutori a base alcolica) non solo possono danneggiare il dispositivo, ma possono anche lasciare residui tossici o irritanti sulla superficie del materiale.

Effetti del lavaggio sulle mascherine chirurgiche e FFP2/FFP3

Le prove sperimentali mostrano che il lavaggio in lavatrice, l’immersione in disinfettanti, la stiratura o altre forme di pulizia danneggiano irrimediabilmente la struttura interna di queste mascherine, rendendole inefficaci. In particolare, viene compromessa la capacità di trattenere particelle di dimensioni inferiori a un micron, come i virus responsabili delle principali infezioni respiratorie.

Al contrario, le mascherine progettate per essere lavate (di tipo tessile) specificano un limite massimo di cicli di lavaggio oltre il quale è sconsigliato l’uso per la perdita naturale delle proprietà filtranti.

Indicazioni corrette per la gestione delle mascherine

Di fronte all’impulso di lavare e riutilizzare tutte le mascherine senza distinzioni, occorre seguire alcune buone pratiche:

  • Monouso: Le mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3 devono essere usate per il tempo consigliato dal produttore, generalmente 4-8 ore, e successivamente smaltite in maniera corretta.
  • Mascherine lavabili: Devono essere pulite secondo le indicazioni, con acqua e sapone delicato, escludendo prodotti chimici aggressivi. Vanno lavate a temperatura elevata, solitamente a 60°C, se il produttore lo consente, e non vanno mai stirate o messe in asciugatrice se controindicato dal produttore.
  • Asciugatura completa: Una mascherina umida può favorire la crescita di microorganismi. Prima di riporla, assicurarsi che sia perfettamente asciutta.
  • Utilizzo limitato: Anche le mascherine lavabili hanno un numero massimo di utilizzi, indicato dal produttore, dopo il quale vanno sostituite.

Le mascherine vanno sempre manipolate con mani pulite e rimosse toccando solo gli elastici. Dopo l’uso, vanno conservate in un sacchetto traspirante o appese in un luogo pulito e asciutto, evitando il contatto con superfici potenzialmente contaminate.

Quando si può lavare una mascherina

Quelle lavabili, realizzate in tessuto e specificamente certificate, possono essere sottoposte a un numero limitato di lavaggi (fino a 10 secondo alcune fonti) con detergenti delicati, preferibilmente in lavatrice o a mano ma seguendo indicazioni chiare che garantiscano la conservazione delle proprietà filtranti. In caso di utilizzo continuativo, è necessario igienizzarle dopo ogni utilizzo prolungato. Quelle utilizzate per brevi periodi possono essere riposte e riutilizzate prima del successivo lavaggio, ma sempre nel rispetto dei limiti temporali e dei cicli di pulizia previsti dal produttore.

Le mascherine monouso, invece, non sono oggetto di lavaggi: tentare di pulirle, sanificarle o ricondizionarle non solo non funziona, ma può addirittura aumentare il rischio di infezione a causa del danno subito dal materiale filtrante e della perdita di integrità strutturale.

Come chiarisce l’esperienza maturata anche nel trattamento di dispositivi più complessi come le maschere antigas, la loro pulizia e il riutilizzo devono sempre essere accompagnati da una certificazione di avvenuta igienizzazione tramite test di laboratorio, una procedura chiaramente non replicabile nell’uso quotidiano domestico.

In conclusione, il tentativo di lavare le mascherine protettive non progettate per questo scopo, come le chirurgiche o le FFP2 e FFP3 monouso, compromette seriamente la loro efficacia e espone a rischi evitabili. È invece possibile e sicuro lavare solo quelle mascherine in tessuto appositamente certificate, seguendo le indicazioni del produttore per non ridurre il livello di protezione offerto. In tutti gli altri casi, la soluzione migliore resta la sostituzione regolare del dispositivo seguendo le raccomandazioni sanitarie e la corretta prassi di smaltimento, nel rispetto della sicurezza personale e pubblica. Per una comprensione più approfondita dei materiali filtranti e delle loro proprietà, si può consultare la voce relativa al tessuto non tessuto, largamente impiegato nella produzione delle principali tipologie di mascherine protettive.

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