Non piantare mai questo albero vicino casa: per molte culture rappresenta la morte e la sfortuna

Da secoli, la presenza degli alberi nei pressi delle abitazioni suscita una vasta gamma di credenze, timori e superstizioni, spesso legate al significato simbolico assegnato alle diverse specie nell’immaginario collettivo. In particolare, alcune tipologie arboree sono state caricate di valenze negative al punto da essere considerate presagio di sfortuna o addirittura di morte. Questa associazione affonda le proprie radici in tradizioni popolari e miti presenti in molte culture del mondo, che hanno attribuito agli alberi un ruolo centrale nell’ambivalenza tra vita, morte, fertilità e rinascita.

Le radici della superstizione: simbolismo e miti

Gli alberi sono sempre stati considerati ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Alcune specie, più di altre, incarnano questa funzione di mediatori spirituali. In diversi riti funerari dell’antichità, la presenza di alberi presso i luoghi di sepoltura simboleggiava non solo protezione o accompagnamento delle anime nel viaggio verso l’aldilà, ma anche la rinascita ciclica della vita attraverso la natura. Allo stesso tempo, il legno di certi alberi era riservato esclusivamente alla costruzione di bare o templi funerari, ancora una volta a testimonianza di una connessione profonda con la morte e la trasformazione. Non è raro, infatti, che attorno a specifici alberi siano nate leggende che li vedono partecipi dei riti di passaggio o dell’elaborazione del lutto all’interno delle comunità tradizionali. In alcune narrazioni, l’albero viene addirittura identificato come guardiano delle soglie tra mondi, depositario delle anime o spirito protettivo nel cammino dopo la vita terrena.

I casi emblematici: l’albero del noce, il cipresso e la tradescantia

Tra le specie più ricorrenti nelle superstizioni popolari, merita una menzione speciale il noce, di cui si raccontano da secoli storie di sfortuna e inquietudine. In molte regioni italiane, si sostiene che non si debba mai piantare un noce vicino casa, poiché la sua presenza richiama spiriti maligni, apportando disgrazie e malattie all’interno della famiglia. Questa credenza trova origine nella reputazione stregonesca del noce, spesso protagonista di raduni magici e riti demoniaci; si diceva, infatti, che la sua grande ombra precludesse la crescita delle colture e rendesse inospitali i cortili, mentre camere da letto costruite sotto le sue fronde sarebbero state funestate da sogni tormentati e presagi nefasti.

Non meno significativa la valenza simbolica del cipresso, albero spesso presente nei cimiteri per il suo significato di eterna separazione e dolore. Il cipresso, con la sua linfa che filtra in profondità nella terra, rappresenta il collegamento indissolubile tra il mondo dei defunti e quello dei vivi. Questo albero, dall’aspetto severo e slanciato verso il cielo, incarna il lutto ma anche la speranza nella rinascita, diventando un simbolo ambivalente che in alcune culture suscita rispetto, mentre in altre, se collocato troppo vicino alle abitazioni, suscita inquietudine e timore di attirare la morte stessa.

Un esempio decisamente particolare è la Tradescantia, comunemente chiamata “erba della miseria”. Sebbene oggi sia apprezzata come pianta da appartamento resistente e decorativa, in passato molte credenze popolari la associavano a sfortuna e difficoltà economiche. Il nome deriva dal suo attecchire in condizioni avverse e dalla capacità di prosperare nei luoghi meno curati, qualità che la resero simbolo di povertà e decadenza. Regalarla o piantarla vicino alla porta d’ingresso era considerato presagio di problemi finanziari in alcune tradizioni. Solo in tempi recenti queste superstizioni sono state ampiamente ridimensionate, e la pianta viene vista come simbolo di forza e resistenza.

Fattori culturali e variabilità geografica delle credenze

Queste credenze non sono uguali in tutto il mondo e variano sensibilmente a seconda del contesto culturale e religioso. Nelle realtà rurali e contadine del bacino mediterraneo, il rapporto tra casa e alberi è stato modellato da esigenze pratiche, esigenze magiche e spunti religiosi. In alcune culture, piantare l’ulivo o la quercia presso l’abitazione viene visto come simbolo di prosperità e protezione, mentre altre, come già visto, sconsigliano fortemente la presenza del noce o del cipresso, soprattutto in determinati punti del giardino o del perimetro domestico. Oltre agli aspetti superstiziosi, esistono considerazioni pratiche: alcune varietà presentano radici invasive, sviluppo sproporzionato della chioma o rilascio di sostanze tossiche per altre piante, fattori che hanno contribuito a rinforzare la percezione negativa già presente nel folklore popolare.

Anche in territori più lontani, come nel vicino oriente e nei paesi anglosassoni, l’aspetto magico degli alberi si intreccia strettamente con la tradizione religiosa e mitologica. In Egitto, ad esempio, il sicomoro era circondato da un’aura sacra, come ponte tra regno dei morti e dei vivi, mentre in altre culture l’immagine dell’albero come connessione cosmica viene incarnata dall’“albero della vita”, che rappresenta la ciclicità universale della nascita, della morte e della rigenerazione.

Il culto degli alberi tra sacralità e paura

Dietro queste superstizioni, si cela spesso una doppia valenza simbolica dell’albero: esso è fonte di fertilità, ombra e nutrimento, ma diventa anche custode di energie misteriose, alle volte considerate pericolose. Questa ambivalenza è alla base del culto degli alberi, presente in moltissime civiltà sotto forma di riti magici, sacrifici propiziatori o venerazione presso altari naturali. In molti casi l’albero rappresenta la dimora di divinità o antenati, assumendo una posizione centrale nei rituali di passaggio, nei culti funerari e nelle pratiche divinatorie.

Non sorprende quindi che, ancora oggi, alcune famiglie preferiscano evitare la piantumazione di specifiche specie vicino alla propria abitazione, scegliendo invece alberi simbolo di abbondanza e lunga vita, come agrumi, allori o melograni, ritenuti in grado di esercitare una protezione benefica. Queste scelte, apparentemente dettate da ragioni estetiche o funzionali, rappresentano la continuità di un sapere arcaico, stratificato nei secoli, che continua a condizionare in maniera sottile il rapporto emotivo e pratico con l’ambiente naturale che ci circonda.

Lungi dall’essere mere superstizioni prive di senso, queste tradizioni riflettono una visione del mondo in cui natura, spirito e vita quotidiana si intrecciano, dando luogo a una mappa simbolica che ancora oggi risuona nella memoria collettiva. Scegliere quali alberi accogliere vicino alla propria casa resta, dunque, un gesto carico di significati, in bilico tra eredità del passato e nuove consapevolezze ecologiche e culturali.

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