Non basta guardare il termostato: ecco il rapporto temperatura/umidità per stare bene e non ammalarsi

Quando si pensa al comfort domestico e alla salute in casa, l’attenzione si sofferma quasi sempre sulla temperatura visualizzata dal termostato. Tuttavia, questo è solo uno degli elementi da monitorare per assicurare benessere e prevenzione delle malattie. Altrettanto cruciale è considerare l’umidità relativa dell’ambiente, elemento spesso sottovalutato ma capace di influenzare profondamente la salute e la percezione della temperatura stessa. Integrare questi due fattori significa creare ambienti salubri ed equilibrati, dove vivere meglio e limitare l’insorgenza di fastidi respiratori, infezioni, allergie e disagi legati alla respirazione o alla pelle.

Il binomio temperatura-umidità: le regole del benessere indoor

La vera “temperatura percepita” non dipende solo dai gradi impostati sul riscaldamento o condizionatore, ma è determinata anche dal tasso di umidità presente nell’aria. Il nostro corpo reagisce in modo diverso alle stesse temperature, a seconda dell’umidità relativa dell’ambiente circostante. Per esempio, a parità di temperatura, un’aria più umida verrà percepita come più calda (quindi opprimente) in estate e più fredda in inverno. L’umidità relativa è il parametro che indica la quantità di vapore acqueo presente nell’aria rispetto al massimo che potrebbe contenere alla stessa temperatura. Per poter parlare di comfort effettivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e normative locali consigliano fasce di valori ideali a seconda delle stagioni:

  • In inverno, la temperatura ideale negli ambienti domestici si assesta fra 18°C e 22°C, con un’umidità relativa compresa tra 40% e 60%. Al di sotto del 40%, l’aria diventa secca e irrita le mucose; sopra il 60-70%, invece, si favoriscono condensa, muffe e proliferazione di agenti patogeni.
  • In estate, con temperature tra 24°C e 26°C in casa, è consigliabile mantenere l’umidità fra 45% e 60%, evitando sbalzi termici estremi rispetto alla temperatura esterna, che non dovrebbero superare i 6°C.

Questi valori rappresentano delle linee guida di equilibrio. Ad esempio, secondo l’OMS, a 18°C può essere tollerata un’umidità fra 60% e 70%, mentre oltre i 24°C bisognerebbe restare fra 30% e 40%. Questo perché a temperature più elevate l’aria può contenere più vapore acqueo senza diventare opprimente, ma la sensazione di afa aumenta se il tasso di umidità è troppo alto.

Impatto di umidità e temperatura sulla salute

Trascurare il rapporto tra temperatura e umidità non significa solo perdere comfort, ma anche mettere a rischio il proprio benessere. Un microclima non bilanciato favorisce lo sviluppo di una serie di problemi di salute:

  • Aria troppo secca (< 40% di umidità): contribuisce a secchezza delle mucose nasali e oculari, aumenta il rischio di irritazioni, congiuntivite, mal di gola ed eczema; apre la porta a virus e batteri, facilitando sintomi influenzali e allergici.
  • Aria troppo umida (> 60-70%): crea condensa e umidità di risalita con il rischio di muffe, che rilasciano spore e microrganismi nocivi responsabili di allergie, asma e altri disturbi respiratori. Le superfici fredde possono favorire la formazione di acqua a causa della saturazione di vapore, aumentando la possibilità di danni strutturali e disagio termico.
  • Sbalzi bruschi temperatura/umidità: aumentano lo stress per il corpo, che deve continuamente adattarsi, rendendoci più vulnerabili alle infezioni e riducendo la qualità del sonno.

Come monitorare e correggere la qualità dell’aria nelle stanze

Per tenere sotto controllo questi parametri, non basta regolare il riscaldamento: l’utilizzo di un igrometro consente di monitorare in tempo reale il livello di umidità e trovare il giusto compromesso tra comfort e salute. In parallelo, molti termostati intelligenti sono ora in grado di rilevare anche l’umidità relativa, offrendo una fotografia precisa del microclima domestico.

Ecco alcune strategie efficaci per mantenere il giusto rapporto temperatura/umidità:

  • Ventilare ogni giorno gli ambienti, soprattutto in cucina, in bagno o laddove si produca più vapore acqueo. Aprire le finestre per almeno 10-15 minuti garantisce il ricambio d’aria e riduce i livelli di agenti contaminanti.
  • Utilizzare deumidificatori in stanze molto umide o climatizzatori dotati di funzione deumidificante per riportare il tasso di umidità entro i limiti consigliati.
  • Prediligere materiali da costruzione traspiranti e isolamento termico efficace, per ridurre il rischio di condense e ponti termici responsabili di macchie di umidità e muffe.
  • Evitare di asciugare i panni in casa senza un’adeguata ventilazione, perché si aumenta considerevolmente il vapore rilasciato nell’aria.
  • Installare piante che aiutano ad assorbire parte dell’umidità, ma senza esagerare.

Comfort termico: una questione di percezione e prevenzione

Il concetto di “comfort termico” (definito secondo gli studi ASHRAE) va oltre la temperatura registrata: si riferisce alla sensazione di benessere che ognuno prova in un determinato ambiente e dipende da molteplici fattori tra cui la circolazione dell’aria, il vestiario, le attività svolte e ovviamente il mix tra calore e umidità. Gestire questi parametri è fondamentale specialmente per bambini, anziani, soggetti asmatici o con allergie, che risultano particolarmente sensibili anche a fluttuazioni moderate del microclima.

Rapporti ideali secondo la scienza e le istituzioni

Le principali tabelle di riferimento, a cominciare da quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e degli enti nazionali come il Ministero della Salute, suggeriscono una suddivisione delle soglie consigliate:

TemperaturaUmidità relativa consigliata
18°C60% – 70%
19°C50% – 70%
20°C40% – 70%
22°C40% – 60%
> 24°C30% – 40%

Questi rapporti non sono rigidi e possono essere leggermente variati in base alle specifiche condizioni dell’edificio, alle esigenze degli abitanti e all’eventuale presenza di soggetti vulnerabili. Tuttavia, discostarsi troppo da questi valori può comportare un aumento del rischio di ammalarsi e vivere in un ambiente insalubre.

Infine, il comfort non è solo questione di salute: vivere in un clima sbilanciato incide anche sui consumi energetici, spingendo a scaldare o raffreddare eccessivamente gli ambienti e aumentando sprechi e spese.

Comprendere l’importanza del comfort termico e del rapporto temperatura/umidità, quindi, è il primo passo per investire in qualità della vita domestica. Solo tenendo d’occhio entrambi i fattori sarà possibile prevenire disturbi e favorire davvero il benessere di tutta la famiglia.

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