La psoriasi è una delle patologie dermatologiche più studiate ma ancora in parte enigmatiche dal punto di vista delle sue cause profonde. Nonostante i notevoli avanzamenti nella ricerca scientifica, la medicina non ha individuato un’unica causa scatenante, ma ha identificato un insieme complesso di elementi che possono concorrere all’insorgenza e alla riacutizzazione della malattia. Fondamentale è la comprensione della patogenesi, in cui si intersecano predisposizione genetica, fattori immunologici e ambientali, portando alla comparsa delle tipiche placche eritematose desquamanti sulla pelle.
Il ruolo centrale del sistema immunitario e la predisposizione genetica
Dagli studi più recenti, si è compreso che la psoriasi si sviluppa in soggetti con una relativa predisposizione genetica, evidenziata dalla maggiore incidenza familiare, ma non esiste un singolo gene responsabile della malattia. La predisposizione genetica interagisce con fattori ambientali e comportamentali, ma da sola non basta a far emergere la patologia. Sono stati identificati vari loci genetici associati al rischio di insorgenza, la cui presenza aumenta la suscettibilità ma non è determinante senza il concorso di altri elementi.
La vera chiave che la scienza moderna ha disvelato riguarda l’alterazione del sistema immunitario. La psoriasi è infatti oggi considerata una malattia a patogenesi autoimmune o, più precisamente, immuno-mediata. Gli immunologi hanno scoperto che cellule del sistema immunitario come i linfociti T (in particolare le sottopopolazioni Th1 e Th17) diventano iperattive. Queste cellule riconoscono erroneamente alcuni elementi propri dell’organismo come se fossero estranei, innescando una reazione infiammatoria cronica. L’attivazione abnorme delle cellule T porta al rilascio di citochine pro-infiammatorie — in particolare il TNF-α e l’interleuchina-17 — che stimolano un’impennata della riproduzione dei cheratinociti (le cellule principali dell’epidermide), determinando la comparsa e il mantenimento delle tipiche lesioni psoriasiche.
Questa scoperta ha portato a una vera e propria rivoluzione anche nelle terapie: i farmaci cosiddetti “biologici” hanno come bersaglio proprio questi mediatori infiammatori specifici, dimostrando che il cuore della psoriasi è una deregolatissima risposta immunitaria.
I fattori scatenanti: stress, infezioni e altri elementi esterni
Sebbene vi sia una predisposizione individuale di tipo immuno-genetico, la psoriasi si manifesta spesso solo in presenza di specifici fattori scatenanti. Tra questi, il più studiato è lo stress, sia di tipo fisico che psichico. Eventi stressanti, traumi emotivi, cambiamenti improvvisi nella vita e tensioni croniche possono fungere da innesco o aggravare le manifestazioni cutanee. In particolare, il 40-60% dei pazienti riferisce che periodi di stress anticipano l’insorgenza di nuove lesioni o ne peggiorano la gravità.
Un’altra causa importante è rappresentata dalle infezioni, soprattutto quelle da streptococco (come tonsilliti e faringiti). Ma anche alcune infezioni virali, come quelle causate dal virus Herpes Zoster, virus Epstein-Barr o citomegalovirus, possono riattivare la malattia nei soggetti predisposti.
Tra gli altri fattori esterni che possono fungere da trigger vi sono:
- Lesioni cutanee di qualunque natura: graffi, ferite, abrasioni, interventi chirurgici, bruciature, tatuaggi o punture di insetti (fenomeno di Koebner).
- Assunzione di specifici farmaci, tra cui betabloccanti, litio, antimalarici e alcuni farmaci utilizzati per la pressione arteriosa.
- Il fumo di sigaretta e l’abuso di alcol, entrambi in grado di aumentare il rischio di sviluppo e di peggioramento delle lesioni.
- Disturbi metabolici, forte sovrappeso e squilibri ormonali.
- Influenze ambientali, come l’esposizione eccessiva ai raggi UV o a sostanze irritanti.
Barriera cutanea compromessa e nuova frontiera delle ricerche
Negli ultimi anni, un’area di ricerca emergente riguarda la funzione di barriera della pelle. Si è osservato che in molti pazienti psoriasici esistono difetti nella barriera epidermica, che renderebbero la cute più vulnerabile ad agenti esterni, microbi e sostanze irritanti. Questo difetto contribuisce non solo all’insorgenza ma anche al mantenimento della malattia attraverso cicli infiammatori perpetuati.
Gli studi sui modelli animali hanno dimostrato che persino in assenza di linfociti T possono comunque comparire lesioni simili, se la barriera cutanea risulta alterata, suggerendo che la complessità della patologia sia maggiore di quanto ritenuto in passato. È anche per questo motivo che la ricerca si sta concentrando sull’identificazione di terapie in grado di rafforzare la funzione barriera dell’epidermide, oltre che sulla modulazione della risposta immunitaria.
Miti da sfatare, progressi terapeutici e la risorsa della conoscenza
Non esistono cause “segrete” svelate solo recentemente e tenute nascoste: le conquiste attuali della medicina sono pubbliche e accessibili. La vera scoperta degli ultimi anni è la comprensione della natura immuno-mediata della malattia, che ha consentito lo sviluppo di terapie altamente specifiche. Tuttavia, molte persone continuano ad associare la psoriasi a una condizione puramente cutanea o la considerano erroneamente una malattia contagiosa, aggravando l’isolamento sociale dei pazienti.
L’informazione resta un’arma fondamentale sia per chi soffre di psoriasi sia per chi convive con pazienti affetti dalla patologia. Conoscere le reali cause e comprendere i meccanismi sottostanti significa poter intervenire in modo mirato sia sul fronte della prevenzione che su quello della terapia.
Oggi la diagnosi si basa su una valutazione dermatologica specialistica e, solo raramente, su esami istologici. Per la terapia, vi è una vasta gamma di opzioni, dai trattamenti topici ai farmaci sistemici innovativi, fino alla fototerapia.
Importanza delle abitudini di vita
Un corretto stile di vita e l’attenzione alla gestione dello stress possono ridurre la frequenza e la gravità degli episodi. L’abolizione del fumo e della eccessiva assunzione di alcol, la cura dell’alimentazione e la pratica regolare di attività fisica contribuiscono al controllo della malattia, oltre a migliorare la salute generale dell’individuo.
Dal punto di vista scientifico, la psoriasi si definisce dunque come il risultato di una complessa interazione tra geni, sistema immunitario e fattori ambientali — e non come una patologia dalla causa unica e facilmente identificabile. I nuovi trattamenti, progettati alla luce di queste acquisizioni, consentono a molti pazienti di vivere con la malattia in modo sempre più dignitoso ed efficace.